mercoledì 12 agosto 2020

La Fioritura -XLV-

 Pur senza ricevere cenni o comandi di alcuna sorta, Mamath sapeva che Ar Tlanèrva e Indh erano lì per lei e li raggiunse. Mentre camminava, le parole di Ulm'andher risuonarono dentro di lei e quando ebbe colmata la distanza, non soltanto le comprese, ma le vide intessute nel Coro con cui Zatamana dirige il tempo e lo spazio. I due che l'attendevano si accorsero di quella vampata di pace, venendone in qualche modo turbati, e decisero che non sarebbe rimasta impunita. Così, Indh prese la parola e parlò speditamente nella propria lingua, con le sue due voci, sapendo che tutte le barriere di Mamath erano ormai cadute.

"Il Primo Codice hai violato, quando un solco e poi un fiume sul viso di Ama Nundra Mun hai inciso."

Mamath osservò Ar Tlanèrva e seppe che seppure immobile e all'apparenza apatico, da sotto il velo la stava fissando. Le nubi di sangue le parvero avvicinarsi improvvisamente alla terra. Tuttavia il suo seme era pronto e in lei il germe della paura era estinto. "Il fiume l'ho fatto con il mio sangue e dal mio sangue è ripagato." disse, nella lingua infusa dal Raama Toi "Ora esso nutre e guarisce le terre della Caduta. Non mi hai fatta per questo, creatore?"

Una sensazione nuova, il fastidio, snaturò il blu dell'occhio di Indh e lo rese meno brillante. "Il Secondo Codice hai violato, suscitando il sentimento al di fuori dei suoi confini." disse il dràna "Per tre volte hai generato pulsioni e per tre volte i loro sussurri non hai ricambiato".

Il Secondo era il Codice cui meno Ar Tlanèrva era affezionato, sicché l'incombere dei cieli sulle spalle di Mamath fu alleggerito e da sotto il velo di sangue lo sguardo si spense. Allora Mamath si mosse in avanti di un passo "Il lupo era affamato e solo, e ora non lo è più; parlando di Ulm'andher e Ulm'rahktan, al loro sussurro ricambierò col mio non appena il suo suono potrà essere da essi ascoltato, nel profondo della Mietitura. Questo lo so perché ho ascoltato il canto di Zatàmana, creatore, e se tu non lo avessi coperto con la seconda voce, lo sentiresti anche tu."

La pupilla d'argento si incrinò e il blu divenne opaco, come coperto da una cataratta di rabbia. "Il Terzo Codice hai violato, nel separare l'acqua dalla terra, prima confinandola di tua mano in un contenitore, poi nell'azione di quelli che tu chiami figli, i quali recano all'Abbraccio il freddo che ghiaccia le coste, l'umido che ruba al mare per dare alla terra, il torrido che fiacca la vita e il secco che la fa appassire"

Di nuovo Mamath percepì il peso dello sguardo di Ar Tlanèrva, da cui si sentì consumare, ma ormai il suo cuore batteva di concerto al Coro e persino il dolore ne era diventato una nota. "Usa il tuo occhio e guardami meglio, creatore: la forgiatura del tuo canto è forse rimasta intatta? Tu stesso non sei più il dràna suscitato dalla terra morta, non più simile tra i tuoi simili, ma primo su tutti loro. Tutto è cambiato e ancora cambierà, a prescindere dall'esistenza mia, dei miei figli, o dei figli dell'Abbraccio. Persino la Materia non è rimasta integra nel suo grembo di sempiterna conservazione, dunque tu vorresti che io attraversi il tempo senza manipolare il mondo, o senza che esso manipoli me?"

L'occhio iniziò a tremare e la pupilla d'argento guizzò insolentita su Ar Tlanèrva, che ancora stava seduto sul corpo del cervo, tenendo saggiamente lo sguardo e i pensieri ben al riparo del velo di sangue; ma il cadavere che gli faceva da scranno si era fatto rigonfio e dagli orifizi strisciarono fuori vermi d'ogni risma. Interpretandolo come segnale non solo per Mamath, ma anche nei suoi confronti, Indh dipanò il suo verbo in volo di guerra, e tanto sentiva di non poter fallire da riuscire a malapena ad accordare una voce all'altra. "Il Quarto Codice hai violato, ché le creature della notte hai circuìto alla luce, condannandole alla morte malgrado la natura le volesse vive al riparo delle tenebre"

Mamath rispose "Così come accettarono i doni dell'Oscuro Gemello, allo stesso modo hanno scelto di attendere l'alba per conoscere. Ho proposto, non imposto, una scelta e loro l'hanno esercitata pagandone il prezzo. Non so se esista saggezza che valga la vita, creatore, ma so che il cambiamento chiede sacrificio"

Vedendo Ar Tlanèrva alzarsi e i colori piegarsi sotto l'ira di Indh, Mamath li anticipò "Avesse potuto un qualunque ente del cosmo spezzare i Codici, essi non sarebbero stati tali. Infatti, se siete entrambi qui è perché non soltanto ho la colpa di aver bevuto dal Raama Toi prima di te, creatore, ma anche per aver capito cos'è il sangue che mi è stato donato."

Disse queste parole e attese, vestita di pace.

Il velo di Ar Tlanèrva si sollevò, rivelando il tremendo sguardo di Shintara, e prese la forma di una corona; questa si scompose sgocciolando verso il cielo rosso, finché non lo saturò di sangue coagulato e incancrenito che sull'Abbraccio e i suoi figli sparse un'anima di orrore. Un boato secco ruppe le nubi e ne rovesciò l'odioso contenuto su Mamath, crivellandola con feroci e affilate stille di pioggia rossa, che si moltiplicarono senza requie finché la tempesta non si addensò a comporre il velo, dietro il quale la figura della blasfema fu separata dalla vista di Ar Tlanèrva. Al precipitare dell'ultima goccia, le nubi esauste liberarono i cieli e ciò che rimaneva di Mamath era ormai mescolato al brodo di sangue sulla terra.

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