mercoledì 8 aprile 2020

Sussurri della Mietitura -XXVII-

Shintara guidò gli Xenwa nella direzione che Ulm'andher aveva scelto e quando arrivarono nello sterile covo dell'avversario, là dove molti della loro specie erano caduti vittime del tradimento e del sacrificio rituale, non trovarono che un dedalo di alture scheggiate e steppe polverose, marciando su terra intrisa di Nuharon spento e freddo. I sentieri angusti divisero l'esercito della Vergine attraverso diramazioni sempre più fitte, e per quanto era probabile che gruppi prima separati si incontrassero confluendo fortunosamente nello stesso cunicolo, era invece molto più probabile che chi era costretto ad allontanarsi dalla guida di Shintara fosse già perduto.
Il suolo iniziò a emettere un rantolo affamato quando la forza principale si era ridotta per più della metà, e gli Xenwa mostrarono i segni di cedimento che Shintara aveva già visto durante la difesa del Letto, avendo costretto alla fuga molti di quelli che ora la seguivano. Allora fu alzato lo scudo per convincerli che sotto quell'egida nessun pericolo si sarebbe abbattuto, e gli Xenwa ripresero la forza primordiale da cui erano nati, e nel buio di quei tempi antichi illuminarono la via col riaccendersi del Nuharon che dava loro ogni ricchezza. Avanzarono alla cieca venendo spesso distratti dall'erompere improvviso di boati lontani, come di terra che trema e poi si spalanca al cielo nero con frattura secca, e ogni volta che succedeva Shintara prometteva loro la rovina se non avessero recuperato il coraggio; quelli cui il coraggio mancò all'avvicinarsi dei rumori vennero dunque massacrati senza risparmio di crudeltà, perché la Vergine scoprì di averne riserve inesauribili e di provare piacere a usarle.
Stretti nella morsa di due diverse minacce, gli Xenwa percossero il solco che la marcia di Shintara stava tracciando nei sentieri della steppa, verso una destinazione che era stata loro promessa ma che ancora non vedevano. Allora l'ultimo boato sgretolò la terra sotto di loro e partorì un vuoto profondo da cui si alzarono miasmi mortiferi, che precipitarono gli Xenwa nella follia mentre indifesi subivano l'arrivo di un tripudio di zanne acuminate, cancelli delle fauci di Hieralw, venendone maciullati. I pochi superstiti si raggrupparono sull'orlo dell'abisso, dietro Shintara e il suo scudo, cercando di guadagnare terreno verso una impossibile salvezza. La Vergine alzò gli occhi man mano che il corpo serpiforme di Hieralw usciva ululante dalla terra, e più lo vedeva alzarsi verso le stelle, meno saldamente reggeva lo scudo che aveva plasmato per proteggerla.
Ma nel momento in cui il Re schioccò la testa verso ciò che rimaneva dell'esercito creato per sfidarlo, la voce che mai aveva abbandonato la Vergine le disse di avere fede in Gargalos. Allora lei si strinse al suo scudo come la terra fa con il mare, e in un attimo non fu più nella steppa, a un passo da morte certa e sconfitta definitiva. Dietro di lei non c'erano più gli Xenwa spaventati che aveva condotto alla morte, ma solo un silenzio che si estendeva da ogni parte senza riempire nulla. La terra non tremava più, perché non era terra quella che stava calpestando. Confusa da domande che assaltavano la sua mente come uno sciame affamato, Shintara però si accorse che non era lei a porsele. Percepì il canto di Ulm'andher rispondere ai dubbi che lui stesso aveva sollevato, e allora Shintara seppe di trovarsi all'interno di Hieralw e subito la sensazione luttuosa della sconfitta le scivolò di dosso, perché la voce le spiegò ciò che andava fatto.

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