mercoledì 15 gennaio 2020

Sussurri della Fioritura -XV-

Questa razza deforme, questo consesso di Abomini sbocciati dalla morte come frutta da un albero in fiore, era la contaminazione incarnata da Zatamana ai danni della divina simmetria di tutto ciò che è vivo. La sola visione del loro blasfemo insieme alterò la saldatura dell'Abbraccio, perché Tlaotlican aveva timore che toccandoli ne sarebbe rimasto infettato, e per lo stesso motivo X'En fu sedotto per la prima e ultima volta alla ritirata. Intanto che questi eventi si svolgevano, Drà recuperò le proprie forze e l'Eterno Conflitto potè risorgere agli antichi fasti.
In segno di riconoscenza verso l'Oscuro suo padre, che lo aveva tenuto in grembo proteggendolo dalla Fiamma Immortale, Zatamana chiamò Dràna gli esseri evocati dalla devastazione della terra. Ciascuno di essi non rappresentava che una mera diramazione tra le sconfinate radici del caos, esemplare unico di fin dove potesse spingersi la fantasia del disordine; ma al di là di apparenze prive di ogni grazia e ragione, i Dràna possedevano qualcosa che già li elevava al di sopra delle altre creature di Ama Nundra Mun, qualcosa che nemmeno i fratellastri Nér potevano controllare e che li avrebbe posti in aperto contrasto con gli Eterni. Senza che fossero stati istruiti a formarla e poi ad esercitarla, i Dràna parlavano infatti una propria lingua. Mentre essi si organizzavano per prendere coscienza collettiva del loro spazio vitale e delle altre razze con cui avrebbero dovuto condividerlo, gli Eterni convocarono un consesso per far fronte a questa inaspettata evoluzione degli eventi.
"Parlano," esordì Ahn "saranno dunque sotto la mia protezione."
Szotlan invece sembrava contrariato "Parlano senza essere Eterni, vivono senza che il mio sacrificio scorra in loro. Non possiamo tollerare questo abominio."
"Mi rifiuto di dissetare creature così ripugnanti." disse Tlaotlican.
"Tu rifiuti creature che non siano frutto dell'Abbraccio, amor mio." rispose Ama Nundra Mun "Ma non preoccuparti, i Dràna non hanno bisogno di te e io non ho bisogno di questo consesso per decidere che vivranno."
"La tua parola non può avere più peso della mia, che sono l'origine di tutto." rispose Lhé.
Zatamana intanto restava silente. Era dall'atto della creazione dei Dràna che il suo Coro non si levava. X'En lo osservò con raccapriccio "Il tuo silenzio è anche più spaventoso del tuo canto, così come i tuoi figli sono più orrendi adesso che parlano, rispetto a quando sono sorti dalla terra bruciata languendo e ringhiando. La vostra esistenza è una minaccia per il cosmo."
"Ipocrita," lo schernì Drà "perché cerchi di dare ordine alla tua natura caotica? Ti vergogni così tanto, Fiamma Immortale, che la tua brama di distruzione nasca dal vuoto? Non vedi che Zatamana tende al disordine almeno quanto te, rendendoti meno solo nel cosmo? O forse è proprio questo che ti affligge, il non essere più l'unica potenza sovversiva della Materia. Eri pura rabbia, e ora grazie a mio figlio sei anche orgoglio."
"Se è così, fratello, allora non è saggio da parte tua provocarlo." lo avvertì Ik Ki.
Intanto, allarmato dall'aria greve che il Consesso aveva creato, uno dei Dràna si staccò dai suoi simili, si inerpicò lungo una montagna e raggiunta la cima alzò lo sguardo verso il cielo, dove vide gli Eterni dibattere circa il destino della sua specie. "Il sangue, l'acqua e il fuoco hanno scelto l'odio per evitare di ascoltarci; allora ci ascolteranno. Se prima o dopo la guerra, decidetelo voi."

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