mercoledì 27 novembre 2019

Sussurri della Fioritura -VIII-

Insensibile alle conseguenze della sua Plasmazione perché occupato a prodursi in atti di lussuria con Ama Nundra Mun, che amava e continua ad amare sopra ogni cosa, Tlaotlican trascurò le terribili condizioni in cui Lhé e Szotlan versavano. Esanimi e derelitti, i due Eterni rantolavano nel vuoto alla ricerca di una vitalità che non sarebbe più tornata, privati perfino della forza di bisbigliare una richiesta d'aiuto a chiunque fosse in ascolto. Ma mentre il Primo Sangue trovava conforto nella sua miseria perché originata dal sacrificio, Lhé era preda di un tormento sempre più profondo, senza alcuna requie. Si convinse che restaurare a qualunque costo la propria energia non sarebbe stato un atto di puro egoismo, ma di ulteriore arricchimento di quel cosmo che gli doveva la propria vitalità, i propri Codici e le infinite opposte passioni. Strisciò allora ai confini del dominio dei Gemelli, dove il riverbero di una piccola stella faceva da membrana tra la luce e il buio. Giudicandola appetibile, assecondò i propri istinti e se la mangiò.
L'incrinarsi dell'equilibrio cosmico fu immediato. Il venir meno di una delle sue propaggini, per quanto minore in potenza rispetto a sorelle più luminose, indebolì Ik Ki nei confronti di Drà, che aveva occupato con predatoria furbizia lo spazio lasciato dalla stella, diventando più forte. Lo squilibrio di potere in favore delle tenebre spense una ad una le stelle che a turno diventavano confine tra un'ombra sempre più grande e una luce sempre più piccola.

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