mercoledì 6 maggio 2020

Sussurri della Mietitura -XXXI-

Rasseth rispose alla chiamata e su Ama Nundra Mun divampò la sua luce. Sorse dal letto delle montagne e ne strinse le vette con le sei ali, provocando un lamento di roccia che si incrina lungo le nere e alte pareti. Quando il Triarca guardò in basso a controllare perché il suo esercito non si fosse ancora rovesciato sulla figlia di Tlaotlican, non vide altro che l'ombra dei monti a coprire terra vuota e sabbia. Una tristezza senza fine lo serrò in una morsa e ringhi bassi crepitarono nella valle, là dove vampe di fuoco dal breve respiro fiorirono dalle rughe del suolo secco. Con uno slancio si levò in cielo e in un momento schiacciò le stelle sotto il suo fulgore, vomitando sdegno e sofferenza su un mondo che si apprestava a distruggere per soffocare il lutto appena subìto. Levatosi nel punto più alto del cielo, con sincrona frustata di ali imbrigliò tutte le correnti del mondo a formarne una sola, e la spinse verso Shintara con un tremendo grido. Nell'abbattersi sulla Vergine e su tutta Ama Nundra Mun, la corrente acquisì velocità, divenne consapevole della sua natura e altrettanto feroce nell'esercitarla. Tanto era tremendo alla vista e all'udito il suo arrivo, che Shintara si fece scudo con Gargalos e in un attimo né lei né la terra sentirono più nulla: su tutta Ama Nundra Mun scesero quiete e penombra, l'aria fu immobile e il suolo stanco riuscì a godere di un breve ma necessario tempo di tregua. Allora Shintara abbassò lo scudo per poter guardare in alto verso il nemico, e questi ricambiò. Divampando di cieco furore, Rasseth picchiò l'aria con le ali e così facendo forgiò una torma di venti brutali, ciascuno dei quali con una volontà propria e ambizioni diverse. Tutti loro furono comunque mandati dal padre alla battaglia, perché se per lui c'era qualcosa che avesse più importanza della discendenza e della stirpe, questo era l'esercizio del controllo su altri al di fuori di sé.
Nella forza che si rovesciò dal cielo sulla terra vi erano venti freddi, che sferzarono la carne di Shintara dove lo scudo non poteva proteggerla; venti umidi, che la fiaccarono; poi arrivarono venti tesi e densi, che misero a dura prova la tempra con cui la Vergine brandiva Gargalos. Mentre essi agivano, Rasseth ampliò le loro fila e inondò il campo di battaglia con turbini di tempesta, vortici danzanti che trovarono compimento nel cibarsi dei loro stessi fratelli per diventare più grandi. Shintara li affrontò tutti con la forza e la tenacia che le erano proprie, soffrendo la stanchezza più delle ferite e l'impotenza più dell'ormai completo accerchiamento. Folgori la trafissero dal buio, invisibili aliti di ghiaccio le tagliarono la carne. La educarono all'umiliazione e alla sofferenza più di quanto il resto della sua esistenza eterna avrebbe mai fatto.
Quando i venti iniziarono a perdere potenza, e le loro urla di battaglia non furono più che sussurri minacciosi, la Vergine rimase immobile come le montagne nere che erano lì davanti a lei, mute testimoni anziché giudici degli eventi del mondo. Non fu per prevenire altri attacchi, ma perché anche il minimo movimento le infliggeva pene terribili. La consapevolezza dell'ultimo passo le venne però in soccorso, aiutandola ad alzare lo sguardo verso Rasseth, che trovò diverso da come lo ricordava: non più il Triarca degli Xenwa, potente progenie di X'En su Ama Nundra Mun, dominatore e corruttore di dràna, ma un tremebondo essere corroso dalla sorpresa e dall'indignazione. Sentimenti accresciuti dall'aver visto i suoi venti esaurirsi, Shintara ancora viva e l'improvvisa solitudine schernirlo.
Appellandosi alle sue ultime forze, la Vergine sfilò l'arco e lo puntò verso l'avversario; già solo quest'atto le costò un dolore che nessun altro essere, fosse Eterno o mortale, avrebbe mai provato. Toccò il tendine che una volta era Hieralw e in alto, assistendo a questa scena, Rasseth lo riconobbe. Colto dal terrore più violento prese la decisione di volare verso suo padre X'En, ma la passione che provava era così forte che non gli riuscì far altro che restare sospeso in cielo ad attendere la condanna. Shintara prese attentamente la mira e quando a un tratto le parve di sentire una voce, improvvisamente scoccò.

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