mercoledì 18 marzo 2020

Sussurri della Mietitura -XXIV-

Quando l'orizzonte della Caduta si bagnò della luce rossa degli Xenwa, attratti dalla bestemmia che il Letto della Vergine con la sua sola esistenza rappresentava, Ulm'andher cantò a Shintara di raccogliere la sua furia, ché le prede stavano per arrivare. Poi sparì e l'eco delle sue parole si trattenne ancora sull'aria, come una cappa d'umidità.
Davanti alla Vergine sorse dunque l'alba della guerra, come Ulm'andher aveva predetto. La prole di X'En marciò divisa attraverso le lande della Caduta, non facendosi distrarre da altro se non dai ciuffi di verde e dall'odore di frutti maturi. Fu così che vennero schiacciati: Shintara li massacrò senza quasi trovare resistenza, disintegrando la loro carne con lucida furia e spargendone il Nuharon sulle sabbie. La Vergine si mosse metodica attraverso la torma disordinata e la rese meno folta, frenandone l'avanzata al costo di immensa fatica e quindi ricorrendo sempre più spesso a indicibili nefandezze. Nella morte, gli Xenwa rimpiansero di non essere riusciti a completare l'opera per cui la Fiamma Immortale li aveva generati, ma un attimo prima di ricevere la rabbia di Shintara, cui alcuni si opposero mentre tutti gli altri si consegnarono, fu levata la preghiera ai loro Re, per ricevere il perdono e la promessa di rappresaglia.
Più Xenwa venivano abbattuti, più l'orizzonte ne produceva. Shintara, che già era allo stremo delle forze, al vederli arrivare non solo pensò che non avrebbe mai superato l'apice della battaglia, ma si rese conto che per continuare a combattere sarebbe stata costretta a muoversi su un tappeto di corpi senza vita. Richiamò allora i racconti di Tlaotlican, per darsi forza, e ciò le bastò per qualche tempo, finché gli Xenwa non si accorsero della sua postura incerta, della prevedibilità dei suoi movimenti, della difesa fiacca ai loro contrattacchi. Pur continuando a morire uno dopo l'altro, riuscirono a farla arretrare fino quasi ai limiti del Letto della Vergine, dove più volte la costrinsero in ginocchio eppure senza mai riuscire a sopraffarla. Si difese come poteva, con ciò che poteva, ma le forze la lasciarono in balia dei suoi aggressori, mentre alcuni di loro ne approfittavano per estirpare palmizi e diffondere incendi nel giardino. Per la seconda volta Tlaotlican offrì il proprio aiuto, ma per la seconda volta lei lo rifiutò; non voleva che le onde travolgessero il Letto più di quanto gli Xenwa non stessero già facendo. Allora, maciullata ed esanime, la Vergine si aggrappò agli invasori non per combatterli, ma per impedir loro di avanzare, senza accorgersi che alcuni si erano già fermati rivolgendosi immobili all'orizzonte da cui erano venuti. Prima di vederlo, Shintara lo sentì: rombi lontani partorivano forze che guizzavano veloci sul terreno, propagandosi in ogni direzione. Gli alberi ancora integri ne vennero scossi, quelli avvolti dalle fiamme a ogni vibrazione si piegavano un po' di più, fino a crollare sulle loro stesse radici.
I figli di X'En, gli Xenwa portatori della Caduta, arrestarono la loro opera per porgere il loro saluto a colui che dall'orizzonte incedeva lento attraverso il deserto. Gargalos, che tanto aveva ferito la Culla tra i Vuoti e altrettanto l'aveva guarita, mosse la terra coi tuoni prodotti dall'avanzata sul campo di battaglia. Shintara raccolse ciò che restava di se stessa e si alzò per fronteggiare il più forte tra i suoi nemici, guardandolo avvicinarsi minaccioso e sopportandone l'ombra, pesante almeno quanto il corpo.

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