mercoledì 19 febbraio 2020

Sussurri della Mietitura -XX-

Rasseth fu l'unico tra i suoi simili ad atterrare, anziché cadere. Sei erano le sue ali, e tale era la loro grandezza che sotto ciascuna di esse un'orda di Xenwa poteva trovare riparo da qualunque avversità; tanto potenti da spianare la terra al suo arrivo, sbriciolando le montagne e facendone sabbia da deserto, le sei ali di Rasseth erano così forti che i venti caldi prodotti dal loro movimento arriveranno alla fine dei tempi, insieme al Primo Codice, e poi continueranno ad esistere. Obbedendo alla natura dell'alito che gli dava la vita, Rasseth col suo esercito rastrellò Ama Nundra Mun alla ricerca di dràna sopravvissuti. Trovandone esemplari solitari, confusi e ormai prossimi alla morte, oltre che in numero insufficiente a trarre piacere dalla loro distruzione, decise di imprimere il fuoco nei loro corpi di tenebra. Coloro i quali superavano il tormento della trasfigurazione divennero Us'fulum, "servitori" votati alla cieca obbedienza. La loro voce si trasformò in un cupo rantolo, la lingua che avevano ereditato da Zatamana si convertì nell'orrendo verso della più bruta bestia. Il caos di cui erano composti fu castrato, e dunque convogliato nei canali costruiti dalla volontà di Rasseth. Nelle fiamme gli Us'fulum rinacquero e da esse furono periodicamente repressi, quando gli anelli della loro catena minacciavano di allentarsi.

Fra gli sfregi che la Caduta inflisse ad Ama Nundra Mun, il più terribile fu anche l'unico da cui la terra non riuscì mai a guarire. A provocarlo fu Gargalos, esemplare di insolita durezza nella sua pur straordinaria specie, che aprì il suolo con l'impatto del suo corpo massiccio e lo sventrò fino alle più profonde e buie radici del mondo, non riuscendo a fermarsi se non a un passo dal cuore di Ama Nundra Mun. Lì si manifestò la sua natura buona e votata alla protezione, perché innanzi al dolore che aveva provocato alla Culla tra i Vuoti decise senza indugio di donarle il proprio Nuharon, la linfa incandescente che scorre in tutti gli Xenwa. Rinfrancata dall'inaspettato sollievo del fuoco, l'Eterna lo usò per respingere Gargalos in superficie, là dove i suoi simili lo attendevano. Con tale vigore avvenne questo evento che la ferita inferta dallo Xenwa alla terra cambiò natura, e da cratere si fece montagna dalla cui cima, per sempre bagnata di torrido Nuharon, si vedono i mondi. Una volta in superficie, Gargalos si mostrò ai suoi eserciti opaco come l'ardesia e freddo come l'onice trasudato dalla roccia, non più alfiere della rabbia di X'En, ma monarca riflessivo, sensibile da quel momento in avanti alla voce del terreno.

Il solo Xenwa a lanciarsi verso Ama Nundra Mun di sua iniziativa fu Hieralw. Sfuggendo alla presa del Fuoco Immortale grazie al corpo viscido e sottile, scoccò verso l'Abbraccio come un colpo di frusta e subito trovò riparo in un antro della terra abbastanza lungo da ospitarlo, ma anche stretto a sufficienza da non far entrare nessun altro. Attesa la fine della Caduta, strisciò fuori per nutrirsi della morte che affollava la terra, incurante del comando che un terzo dei suoi simili gli aveva riconosciuto, o forse troppo affamato. Più si sollazzava divorando senza riposo e senza regola, come solo un dràna avrebbe fatto, meno il suo appetito si saziava, e così i seguaci per compiacerlo furono presto costretti a procacciargli le libagioni, precipitando in un vortice di ambizione, gelosia e tradimento da cui non sarebbero più riemersi. Nel momento in cui decisero che uccidere i loro simili per saziare Hieralw non era più da considerarsi un sacrificio, ma anzi una ritualità da perpetrare per la purificazione del fuoco, fosse il proprio o quello degli altri Xenwa, per loro fu già troppo tardi. Gli esigui superstiti di questa folle ordalia divennero i più crudeli, efficienti e implacabili cacciatori della propria specie. Si sparpagliarono agli angoli della terra per non invadere le altrui riserve di caccia, tornando al cospetto del loro signore solo se provvisti di un'offerta destinata alle sue fauci. Hieralw non era però paziente come Gargalos, né metodico come Rasseth. Hieralw era un vuoto che niente e nessuno avrebbe mai potuto riempire. Non potendo aspettare il prossimo pasto, scavava infatti sotto la terra immense gallerie per raggiungere i suoi adepti, ingoiando nel tragitto terra e roccia, acqua e residui del Nuharon di Gargalos. Qualunque cosa andava bene, perché niente lo saziava. Più mangiava e più grande diventava; con le dimensioni crebbe anche l'appetito e le offerte dei cacciatori divennero improvvisamente troppo scarne. Hieralw iniziò quindi a divorare i doni insieme ai loro portatori.

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